Soffrire di Disturbi Alimentari ai tempi del Coronavirus. Consigli pratici per affrontare la quarantena

Avremmo voluto parlare di altro in questo articolo di marzo, ma ciò che sta accadendo intorno a noi, la diffusione e il contagio così veloci del Coronavirus, ci coinvolge come comunità e come individui e rende difficile spostare l’attenzione e i pensieri su qualcosa di diverso.

La quarantena a cui siamo sottoposti a causa del Coronavirus può essere vissuta in modi diversi a seconda delle situazioni che ciascuno di noi sta vivendo, sia a livello personale che familiare. Per alcuni, infatti, può essere un’occasione per mettere in pausa i ritmi frenetici della quotidianità, occuparsi di sé e delle proprie passioni; per altri, invece, può essere un momento in cui angosce già presenti si amplificano e rendono difficile la quotidianità e la convivenza forzata con i propri familiari.

Il nostro pensiero, come professionisti occupati nel campo dei Disturbi Alimentari, è proprio a quelle ragazze e a quei ragazzi che soffrono di questo disturbo e ai loro genitori, laddove il senso di solitudine proprio di chi affronta questo tipo di malattia viene in questo periodo ulteriormente esasperato da un isolamento fisico imposto dalle Autorità a causa del Coronavirus. Inoltre, l’assenza della scuola e delle abituali attività pomeridiane può suscitare un senso di vuoto e di angoscia difficile da gestire, riacutizzando o aggravando i comportamenti alimentari disfunzionali come il conteggio delle calorie, le abbuffate, l’iperattività fisica, l’abuso di social network e il conseguente confronto con i pari (leggi anche L’uso dei social network nell’eziologia dei Disturbi Alimentari).

A ciò si aggiunge quel senso di incertezza, disorientamento e disgregazione tipico della nostra epoca (leggi anche Il disagio della società e i disturbi alimentari) che oggi si fa preponderante e visibile, e che rischia di scivolare in un individualismo estremo, rendendo le persone antagoniste, piuttosto che vicine e disponibili a uno scambio reciproco.

 

Cosa fare, quindi, per affrontare il disagio proveniente dalla quarantena, l’ansia del contagio e la paura per i nostri cari?

 

L’Ordine degli Psicologi ha stilato un vademecum per i cittadini (scaricalo qui), in cui suggerisce di affrontare il Coronavirus e le misure di contenimento che ne conseguono come un fenomeno collettivo e non individuale, seguendo le indicazioni che ci vengono date e aiutando gli altri a comprenderle e metterle in pratica. Inoltre, è utile non sovraesporsi alle informazioni, ma acquisire le informazioni di base e poi verificare gli aggiornamenti su fonti affidabili, per evitare di essere sommersi da un flusso di informazioni ininterrotto e ansiogeno.

In famiglia, in particolare se un membro soffre di Disturbi Alimentari, è importante per i genitori non lasciarsi andare a paure e angosce, ma spiegare quanto sta accadendo in base all’età del/la proprio/a figlio/a e cogliere gli eventuali segnali di disagio e/o di ricaduta. Il dialogo rimane lo strumento più importante che ciascun genitore ha, ed è quindi importante creare occasioni di confronto e scambio, in cui sollecitare il racconto di ciò che spaventa e offrire contenimento e conforto (leggi anche Adolescenti ed estate. Un tempo nuovo, tra angoscia ed opportunità).

Per i/le ragazzi/e, invece, può essere utile da una parte mantenere gli impegni scolastici e partecipare alle attività proposte online dai docenti, dall’altra favorire le relazioni e i contatti con i pari, anche se a distanza. La tecnologia in questo momento può essere di grande aiuto e sono ormai sempre più diffuse le applicazioni e le piattaforme web che permettono di connettere più utenti contemporaneamente o di dedicarsi alle proprie passioni, rispettano quindi le misure di prevenzione imposte per il Coronavirus.

Il consiglio, per tutti, è di riscoprire le opportunità nascoste in questo momento di difficoltà. Il vuoto, infatti, può essere uno spazio da riempire, la noia può essere una occasione per scoprire e creare, la solitudine può essere una spinta ad avvicinarsi all’altro. Fermarsi, vuol dire anche riflettere, dare spazio ai pensieri e aprire nuove possibilità, accendere una luce laddove a volte la paura, l’ansia e l’angoscia sembrano farci solo brancolare nel buio.