15 Mar Soffrire di Disturbi Alimentari ai tempi del Coronavirus. Consigli pratici per affrontare la quarantena
Avremmo voluto parlare di altro in questo articolo di marzo, ma ciò che sta accadendo intorno a noi, la diffusione e il contagio così veloci del Coronavirus, ci coinvolge come comunità e come individui e rende difficile spostare l’attenzione e i pensieri su qualcosa di diverso.
La quarantena a cui siamo sottoposti a causa del Coronavirus può essere vissuta in modi diversi a seconda delle situazioni che ciascuno di noi sta vivendo, sia a livello personale che familiare. Per alcuni, infatti, può essere un’occasione per mettere in pausa i ritmi frenetici della quotidianità, occuparsi di sé e delle proprie passioni; per altri, invece, può essere un momento in cui angosce già presenti si amplificano e rendono difficile la quotidianità e la convivenza forzata con i propri familiari.
Il nostro pensiero, come professionisti occupati nel campo dei Disturbi Alimentari, è proprio a quelle ragazze e a quei ragazzi che soffrono di questo disturbo e ai loro genitori, laddove il senso di solitudine proprio di chi affronta questo tipo di malattia viene in questo periodo ulteriormente esasperato da un isolamento fisico imposto dalle Autorità a causa del Coronavirus. Inoltre, l’assenza della scuola e delle abituali attività pomeridiane può suscitare un senso di vuoto e di angoscia difficile da gestire, riacutizzando o aggravando i comportamenti alimentari disfunzionali come il conteggio delle calorie, le abbuffate, l’iperattività fisica, l’abuso di social network e il conseguente confronto con i pari (leggi anche L’uso dei social network nell’eziologia dei Disturbi Alimentari).
A ciò si aggiunge quel senso di incertezza, disorientamento e disgregazione tipico della nostra epoca (leggi anche Il disagio della società e i disturbi alimentari) che oggi si fa preponderante e visibile, e che rischia di scivolare in un individualismo estremo, rendendo le persone antagoniste, piuttosto che vicine e disponibili a uno scambio reciproco.
Cosa fare, quindi, per affrontare il disagio proveniente dalla quarantena, l’ansia del contagio e la paura per i nostri cari?
L’Ordine degli Psicologi ha stilato un vademecum per i cittadini (scaricalo qui), in cui suggerisce di affrontare il Coronavirus e le misure di contenimento che ne conseguono come un fenomeno collettivo e non individuale, seguendo le indicazioni che ci vengono date e aiutando gli altri a comprenderle e metterle in pratica. Inoltre, è utile non sovraesporsi alle informazioni, ma acquisire le informazioni di base e poi verificare gli aggiornamenti su fonti affidabili, per evitare di essere sommersi da un flusso di informazioni ininterrotto e ansiogeno.
In famiglia, in particolare se un membro soffre di Disturbi Alimentari, è importante per i genitori non lasciarsi andare a paure e angosce, ma spiegare quanto sta accadendo in base all’età del/la proprio/a figlio/a e cogliere gli eventuali segnali di disagio e/o di ricaduta. Il dialogo rimane lo strumento più importante che ciascun genitore ha, ed è quindi importante creare occasioni di confronto e scambio, in cui sollecitare il racconto di ciò che spaventa e offrire contenimento e conforto (leggi anche Adolescenti ed estate. Un tempo nuovo, tra angoscia ed opportunità).
Per i/le ragazzi/e, invece, può essere utile da una parte mantenere gli impegni scolastici e partecipare alle attività proposte online dai docenti, dall’altra favorire le relazioni e i contatti con i pari, anche se a distanza. La tecnologia in questo momento può essere di grande aiuto e sono ormai sempre più diffuse le applicazioni e le piattaforme web che permettono di connettere più utenti contemporaneamente o di dedicarsi alle proprie passioni, rispettano quindi le misure di prevenzione imposte per il Coronavirus.
Il consiglio, per tutti, è di riscoprire le opportunità nascoste in questo momento di difficoltà. Il vuoto, infatti, può essere uno spazio da riempire, la noia può essere una occasione per scoprire e creare, la solitudine può essere una spinta ad avvicinarsi all’altro. Fermarsi, vuol dire anche riflettere, dare spazio ai pensieri e aprire nuove possibilità, accendere una luce laddove a volte la paura, l’ansia e l’angoscia sembrano farci solo brancolare nel buio.